Lo stretto necessario

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Come vi dicevo, sono ripartita con il fare spazio, il liberarmi di quello che non mi serve e mi occupa e mi preoccupa. E ho trovato un nuovo stimolo nel semplificare ulteriormente quello che ho: quando vedo un oggetto non lo vedo più da solo e sulla sua generica utilità decido se mi serve o no. Ora, lo guardo insieme ai suoi compagni e mi chiedo “Quanti me ne servono?”.

Quante lenzuola mi servono? Quanti strofinacci? Quante penne? Quante coperte? Quanti pettini?

La maggior parte delle volte, è una domanda nuova. Le 21 penne che ho trovato alla prima ricognizione per casa mi hanno fatto pensare. Molte non funzionavano, ma la maggior parte era lì perché erano entrate in casa e nessuno si è mai messo il problema se ci servissero o no. Almeno 21 volte.

Voi ormai dovete pensare che io abbia una casa essenziale e minimalista come quella dei giornali. Non è così: ho una piccola casa disordinata e piena di molta roba vintage tipo libri, cd, dvd.  Mi pare che più elimino, meno compro, più possiedo. La prima volta che ho avuto questa sensazione è stato quando la ditta per cui lavoravo ha cominciato a non pagare più gli stipendi: sapevo che ce la saremmo cavata ma era chiaro che avrei dovuto rinunciare ad acquistare beni futili per un po’ di tempo. Ho preso la mia ansia e l’ho portata davanti al mio armadio e lì mi sono resa conto che avrei potuto non comprare più abiti per anni senza che mi mancasse di che vestire.

In un primo luogo questa riflessione mi ha consolato. Forse sarei stata un po’ fuori moda ma non necessariamente stracciona. Poi mi è subentrato un senso di angoscia al pensiero di rimettere sempre e continuamente quegli abiti. Erano tanti, e alcuni non li amavo. Non mi stavano bene, non li mettevo. Perché ne avevo più di quanti ne potessi considerare il giusto numero? E ancora, qualcuno avrebbe potuto considerare il mio guardaroba appena sufficiente, invece in quel momento in cui perdevo la sicurezza economica lo sentivo paradossalmente come un peso. Oggi i miei vestiti si sono ridotti alla metà ma non sono ancora soddisfatta.

La mia casa dunque è tutt’altro che sobria e vuota e c’è ancora da fare. Non tutto dipende da me e il mio desiderio di semplicità non sembra contagiare troppo gli uomini di casa. Inoltre non apprezzo in toto l’estetica minimalista. Amo gli oggetti, non amo l’ordine perfetto. Ma vedo fagotti di cose in più che se ne vanno e mi sento come mi fossi fatta un regalo.

  1. #1 by cucinaincontroluce on February 14, 2014 - 11:23 am

    Mi ritrovo appieno nelle tue parole: anni fa non mi preoccupavo molto degli acquisti, ma ora che i soldi mancano mi sono resa conto di quanto posso utilizzare tra le cose accumulate nel tempo e, non appena elimino ciò che ingombra inutilmente, provo una soddisfazione ed una liberazione incredibili! Posso dirti che ho letto il post con una certa “golosità” perchè ho trovato delle conferme a quanto sto tentando di fare in casa mia e nella mia vita.
    Ciao, Tatiana

    • #2 by Lisa on February 16, 2014 - 12:47 am

      Mi fa piacere non essere solo io a vivere questo paradosso! Staccarsi dagli oggetti per me a volte è difficile ma la sensazione di poter vivere con il giusto è impagabile.

  2. #3 by ogginientedinuovo on February 14, 2014 - 11:35 am

    Ho notato che è un circolo virtuoso: iniziare per un motivo specifico, magari, e poi trovarsi a proprio agio e continuare. Liberarmi di ciò che “mi è di troppo” mi dà un senso di libertà mentale che non ha prezzo! Anch’io non ho una casa minimalista, né gusti particolarmente minimalisti, ma ognuno alla fine ha il proprio sentire e credo sia questo l’importante 🙂

    • #4 by Lisa on February 16, 2014 - 12:50 am

      Io penso che ci possa essere un approccio “occidentale” e caldo al minimalismo, non è che per forza tutti dobbiamo amare gli spazi vuoti, i colori base e l’estetica orientale. L’importante è lo spazio mentale che si libera e ci provoca la coazione a ripetere, no? 😉

  3. #5 by katia on February 14, 2014 - 8:02 pm

    Ma come ti capisco! Anche io sono come te, vivo in un caos calmo che mi da serenità. La mia piccola casa dei sogni è sulla strada del cambiamento..viva la vita!

    • #6 by Lisa on February 16, 2014 - 12:51 am

      Giusto! Viva la vita, non le cose! Dici benissimo.

  4. #7 by manu on February 14, 2014 - 9:21 pm

    Io invece continuo ad accumulare… 😦

    • #8 by Lisa on February 16, 2014 - 12:56 am

      Manu, io ho accumulato per anni: pensavo che mi sarebbe servito tutto. Poi ho avuto questa deriva ecologica dovuta all’arrivo dei miei bimbi: non potevo contribuire a lasciare loro cumuli di rifiuti in eredità. Capisci che la motivazione è molto forte. Bisogna che capisci bene chi sei tu e cosa ti serve per essere felice. Poi penserai a qual è il tuo stretto necessario.

  5. #9 by Carlotta on February 18, 2014 - 1:01 pm

    è una sensazione indescrivibile : svuotare spazi , liberarsi del peso del disordine, lasciare andare, regalare, rendersi conto diq uanto abbiamo.

    • #10 by Lisa on February 19, 2014 - 11:04 am

      E’ vero. Si fa fatica a far capire quanto si sta meglio viaggiando più leggeri.

  6. #11 by manu on February 20, 2014 - 12:06 am

    Sarà che non ho bimbi e sono felicemente concentrata su me stessa. Speriamo sta deriva mi arrivi presto! 🙂 Grazie Lisa!

  7. #12 by sallychef on February 23, 2014 - 2:05 am

    la mia personale riflessione – il “vuoto” spesso crea disagio, insicurezza, si tende a riempire le pareti per non lasciare spazi vuoti su cui posare lo sguardo e pensare: li manca qualcosa.
    Avere la visone del “vuoto” come “libero” per sentire meno il peso dalla “mancanza”.
    Cercare di comprendere la vera necessità delle cose, non facile ma doveroso per noi stessi.
    Condivido il tuo pensiero 🙂
    buon febbraio e quel che resta
    Sally

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