Archive for September, 2010

Citron kal

Vi assicuro che il sorbetto è lì sulla cassettiera e lo guardo tutti i giorni intensamente pensando a scrivere il pattern… ma pare che non basti. Quindi ora mi programmo un’oretta nei prossimi giorni per farlo. Ho trovato un altro gomitolo della ixia che si era nascosto, e pensavo di allungare un po’ le maniche per portarlo più facilmente sopra le maglie di mezza stagione. Ma ora ho cambiato idea, o almeno posticipo l’impresa, perché ho letto questo sul blog di Emma Fassio e volevo assolutamente partecipare anche io. Sto giusto finendo gli ultimi giri del suo Azzu’s shawl, quindi, se riesco a procurarmi qualche gomitolo adatto, dovrei farcela a iniziare proprio sabato con tutte le altre. Perché il calendario dice che è autunno, e se c’è una cosa bella dell’autunno è quella di riprendere a lavorare morbida lana invece che il secco e regolare cotone.

Seguo sempre il blog di Emma Fassio non solo perché è brava, gentilissima e solare (e molti suoi modelli sono gratuiti) ma anche perché adoro il suo stile. Mi piace come indossa capi a maglia come se fossero davvero modelli preziosi, come declina in mille lane e mille colori i suoi abbinamenti nelle sfaccettature che lavorare a maglia può dare, di come è capace di mostrare e parlare dell’azzu o simili come una fashion victim parlerebbe della kelly bag. Ha davvero una classe innata che chiunque pensi che lavorare e indossare capi lavorati a maglia sia da vecchie zie dovrebbe conoscere.

Per tutto questo, nonostante io non sia tipa da scialli e scialletti, Sabato comincerò anche io il citron. Per farlo con lei e con le altre, e sarà l’analogo del backstage di una sfilata dela Settimana della Moda che si svolge adesso a Milano. Ma forse noi ci divertiremo anche un po’ di più, di sicuro dopo saremo altrettanto eleganti e un pelo più calde.

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Levare le tende

L’inverno scorso la luce del sole mi è mancata molto. La primavera sembrava non arrivare mai e ogni pezzo di cielo azzurro sembrava un miraggio lontano. Appena tornati a Bologna dalla lunga permanenza in Sardegna siamo stati accolti da una paio di giorni uggiosi e piovosi, come a dire che l’estate era finita e bisognava prepararsi all’autunno. Autunno che io adoro ma quel buio improvviso in casa era un po’ deprimente e dato che in quei giorni buone notizie non ne arrivavano molte, almeno sulla luce bisognava lavorare. Partendo magari, ma non solo, dal pulire i vetri e lavare le tende di tutta la casa, che comunque aiuta.

Per fare questo si comincia con il togliere le tende. E togliere le tende può essere rivelatore. In casa mia la vista dalle finestre, che sono per fortuna piuttosto grandi, non è malvagia. Ci sono dei palazzi ma c’è anche il parco e il fiume lontano e dei tramonti piuttosto decenti. Tranne che dal soggiorno o, come leggo adesso, dal living, che come dice il nome è lo spazio in cui normalmente si soggiorna e si vive: è esposto ad est e la maggior parte della vista dalla finestra del soggiorno è occupata dal muro del palazzo di fronte. La luce arriva, specie in tarda mattina il sole entra a fiotti, il pomeriggio invece quella stanza diventa buia e meno allegra. Certo, levare le tende, in senso letterale, potrebbe aiutare. Ma c’è quel muro, non cielo, non alberi. Delle finestre dei vicini non mi preoccupo ma è meglio guardare una tenda di un muro. O no?

Ieri me lo sono guardato per bene quel muro. E ho deciso che se uno proprio deve avere un muro di fronte casa, quello che ho io non è affatto male. È in pietravista, color cotto, tipicamente bolognese. Piuttosto nuovo, e la geometria dei suoi mattoni ripete in un certo senso come un frattale quella della finestra e dei suoi riquadri. Povero muro bistrattato! Solo perché era un muro l’ho nascosto, l’ho sommerso dietro ai miei pregiudizi, in dieci anni non l’ho neanche guardato con attenzione. E non ho fatto nulla per cercare di apprezzarlo in qualche modo. Perché il suo problema forse stava nell’uniformità che dava al mio paesaggio, che io avrei preferito vario e naturale. Ma un muro è legato all’umanità, alla costruzione, all ingegno umano. Ci protegge, ci difende. Con altri tre e un tetto fa una casa. Un muro può essere una splendida vista.

Ci voleva però qualcosa per valorizzarlo. Un tocco di colore, di naturale, di frou frou, in quella linearità. Qualcosa però che si abbinasse bene, non servisse a nascondere, ma ad esaltare.

Non avevo mai messo fiori sul davanzale perché, appunto, c’era la tenda che mi avrebbe impedito di vederli per la maggior parte del tempo. Bene, avevo un muro da abbinare, era tempo di shopping! Sono partita alla ricerca di qualcosa di arancione, che mi pareva l’ideale per rialzare il tono terroso dello sfondo ma mi sono imbattuta in dei vasetti di ciclamini (color ciclamino!) in offerta, e dei crisantemi poco più scuri, li ho portati a casa e ho apprezzato molto come risaltavano, che ne pensate?

 

E i raggi che questa mattina entravano dalla finestra mi hanno fatto sorridere ai miei nuovi fiorellini e al nuovo sfondo delle mie giornate, il Muro.

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