Archive for October, 2013

Pozioni magiche: il succo verde

Un altro modo per utilizzare quegli onnipresenti gambi di cavolo è centrifugarli.

La cosa diventa necessaria in inverno per due motivi principali.

Il primo è che i cavoli abbondano in tutte le loro versioni e non si può mangiare sempre zuppa di cavolo e non si può neanche metterne un poco in tutte le zuppe perché ha un sapore predominante e quindi si finisce per avere l’impressione di mangiare solo cavolo anche se è in mezzo ad altre 8 verdure.

Il secondo è che d’inverno si mangia meno verdura cruda (almeno, io ne mangio molta meno) e invece sarebbe il momento di fare il pieno di quelle buone vitamine presenti in tutte le verdure di questo periodo che aiutano tanto i sistema immunitario a passare indenni l’inverno.

A parte il cavolo cappuccio, i cavoli crudi a me non piacciono molto mentre l’idea di utilizzarlo per fare il pieno di vitamine mi sorrideva molto. Avevo letto del green juicing su alcuni siti d’oltreoceano, dove si scopre un nuovo supercibo e un nuovo elisir di lunga vita ogni giorno anche tra i cibi che ho sempre mangiato e mi è sembrata una buona idea per trarre il meglio dagli scarti delle verdure del mio frigorifero.

In inglese  green juice fa più figo di succo verde, ma il succo della questione succhi è: le piante a foglia verde, tipo i cavoli, sono piene di clorofilla.

succo verdeLa clorofilla fa un sacco di bene, specialmente a chi come me è tendenzialmente anemica, perché piace ai globuli rossi ed è piena di ferro biodisponibile, poi è depurativa, antisettica, antiossidante e bla bla bla. Per riuscire a buttare giù una quantità di clorofilla sufficiente uno dei metodi più efficaci è centrifugare piante a foglia verde, che non sono solo cavoli ma a casa mia d’inverno soprattutto loro, più che altro per tutti quei gambi un po’ fibrosi che voglio riutilizzare. Niente vi vieta di sperimentare con tutta la frutta e la verdura che volete, ad esempio conosco chi beve solo cetriolo e pera e per lui non c’è altro succo verde al mondo.

Naturalmente nei siti che lo sponsorizzano dicono che è l’elisir di lunga vita, rafforza il sistema immunitario, fa andare via le rughe e la cellulite e che potreste anche nutrirvi solo di questo per qualche giorno per essere nuove, belle e in forma.

Io mi fermo un po’ più in qua e mi accontento delle buone sostanze che veicola nell’organismo e che posso sottrarre addirittura a pezzi di verdura che altrimenti finirebbero in pattumiera.

La verità profonda del green juicing è che il succo di cavolo tel quel farà pure benissimo ma fa schifo. Però se ci centrifughi insieme una mela intera, ci aggiungi la menta e un pochino di limone diventa buono. Io per ottenere un sapore decente in genere faccio metà frutta metà residui di cavolo e un po’ di limone o menta o zenzero. La frutta e la verdura vanno messe nella centrifuga con tutti i semi e la buccia, tagliate grossolanamente. Limone e spezie si aggiungono alla fine.

Dato che l’occhio vuole la sua parte, io mi attengo alla gamma cromatica verde, cioé aggiungo mele, kiwi, pere in modica quantità e nessuna frutta troppo gialla o rossa che farebbe tendere il centrifugato al marroncino e così lo trovo meno piacevole da bere. Per me è ottimo dopo che ho fatto movimento, mi sembra che il mio corpo mi chieda proprio un supplemento di energia e vitamine ma nulla di troppo pesante. La fame da lupo mi viene infatti circa dopo un’oretta e a quel punto mi illudo di poter divorare quello che mi pare che tanto il mio sano succo verde l’ho già preso.

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La minestra di Gianburrasca

Non è che sia un gran complimento, chiamarla la minestra di Gianburrasca. Qui in casa viene altrimenti identificata come la zuppona, che non è che suoni molto meglio. Non si tratta propriamente di acqua di risciacquatura dei piatti, ma saporita è saporita.

IMG_20131013_202144Mai uguale a se stessa, oltre ad essere sana, biologica, zeppa di vitamine è pure a costo quasi nullo, perché viene fatta con gli scarti delle verdure. Ogni tanto ci si infila una patata, un po’ di farro, una vecchia crosta di parmigiano reggiano dai 24 ai 30 mesi di invecchiamento., che ammollato nella zuppa e insaporito di verdura è prelibato. Oppure si può far scivolare un’ombra di stracchino avanzato, un fondo di latte, persino un cucchiaio di yogurt che con il suo sapore un po’ acidulo ha comunque qualcosa da dire.

Non vi illudete, è raro che qualcuno mi accompagni nei miei pasti serali a base di zuppona. Gli altri inquilini di casa sono uomini e pare che il potage sia roba da femmine. E infatti la mia compagna di potage preferita è mia mamma, che essendo francese se ne intende.

Ma come nasce la zuppona? Comincia a delinearsi quando arriva la famosa cassetta delle verdure con le sue varie sorprese. Da quando la ricevo mi sono finalmente messa a cucinare verdura “vera”, quella non sbucciata e tagliata in pezzi ma da tagliare e preparare, e il primo effetto che ho visto è come la proporzione tra cestino dell’umido e cestino dell’indifferenziato si sia improvvisamente invertita.

Mentre sbucciavo, dirigevo le operazioni di sgranatura famigliari o mondavo foglie mi chiedevo sempre se quelle parti superflue fossero da scartare come non buone o semplicemente come non adatte alla preparazione. Non avendole mai trovate in una busta di surgelati potevo avere il dubbio che fossero davvero cibo.

Ho chiesto in giro, a persone che erano vissute in altri tempi, se davvero le foglie di cavolfiore fossero da buttare e come ci si comportava con la buccia della zucca o la parte verde dei porri. La generazione a cui chiedere non è quella dei nostri genitori, anche loro figli della comodità dei surgelati, ma più indietro, a nonni e bisnonni. E le loro risposte erano in genere che ai loro tempi si mangiava tutto, e con gusto.

Così ho cominciato a raccogliere scarti e ad usarli in separata sede. Non solo, ci metto attenzione a cucinarmi questi scarti, li fotografo e mi sento molto ecofighetta quando apparecchio di tutto punto per gustarmi le mie creazioni sottratte alla pattumiera. Che volete, ognuno ha le fisse che si merita.

Mi organizzo così: man mano che si preparano le verdure tengo da parte gli scarti. Se so di poterli usare a breve li taglio e li metto in un sacchetto tipo ziplock nel frigo, altrimenti direttamente nel freezer specialmente se voglio provare a mescolare più verdure. Ad esempio vanno molto bene insieme buccia di zucca e la parte verde dei porri, o diversi tipi di cavolo. Se la verdura è stata lessata ributto gli scarti direttamente nella stessa acqua di cottura (ad esempio lo faccio per le foglie di cavolfiore), frullo e metto da parte.

Non vi lascio un elenco degli scarti che uso oppure ho usato, perché non li ricordo tutti. Se ho in mano qualcosa che ha un’apparenza alimentare faccio un giro su google e trovo come usarlo, spesso su http://cucinaeco.wordpress.com/, in cui la mia omonima fa prove su prove riuscite di cucina a costo quasi nullo.

Vi lascio invece le ricette delle mie zuppone preferite, quelle che rifaccio perché dopo il primo esperimento mi sono piaciute molto. Sono state provate varie volte ma non riesco a dare loro la dignità di una ricetta vera perché troppo semplici e con le dosi troppo ad occhio. Ma è autunno, c’è la crisi e una zuppa calda in pancia aiuta a sentirsi meglio e io vi annuncio che ricomincio la stagione delle mie cene a base di raffinati scarti alimentari di cui vi lascio qualche suggerimento dei più riusciti.

Vellutata di buccia di zucca con semi di zucca e curry

Lessare la buccia di zucca nella pentola a pressione in poca acqua, in modo che si cuocia quasi a vapore, aggiungere un bicchiere di latte, salare e frullare. Insaporire con il curry e servire con una manciata di semi della stessa zucca lasciati seccare in forno caldo e spento (ad esempio dopo aver cucinato una torta).

Minestra di foglie di cavolfiore, patate e farro

Lessare le foglie di cavolfiore nella pentola a pressione con una patata piccola. Scolarle, conservando da parte l’acqua, e frullarle con un cucchiaio della stessa. Nel frattempo far cuocere nell’acqua di cottura un paio di manciate di farro. Unirle al passato e servire.

Zuppa di cavolo nero e formaggio

Tagliare a pezzi piccoli i gambi di cavolo nero a cui sono state tolte le parti più filamentose e lessarli insieme ad una cipolla. Frullare e passare con un colino largo. Versare in una pirofila con abbondante formaggio tipo emmental e gratinare al forno.

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Il regalo perfetto

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Questo Luglio io e il Partenopeo abbiamo festeggiato dieci anni dal giorno che abbiamo convolato a giuste (?) nozze. O nozze giuste, meglio.

Credo di aver ricevuto per l’occasione il regalo perfetto. Proprio quello lì, in corsivo. Primo, era una cosa che desideravo ma al momento non sembrava così prioritaria da acquistare: la bicicletta. E non una bicicletta qualunque. Il decennale consorte ha seguito passo passo il recupero di un vecchio telaio presso la bottega artigianale di Bologna Ri.Ciclo  (biciclette di recupero uniche e in contropiede), decidendone i dettagli, controllandone lo sviluppo in modo che incontrasse perfettamente i miei gusti.

Ri.ciclo ha ricostruito la bicicletta montando i freni contropedale, che oltre ad essere comodi da usare eliminano i brutti fili che rovinano la linea della bici e curandone la messa a punto. La ruote, sellino e manubrio sono nuovi, tutto il resto è originale, riciclato da varie bici. Insomma, una bici pensata e bella. Che ha una storia. Che è fatta per piacermi. Ecologica perché fa muovere senza inquinare ed ecologica anche perché non nuova. Ho già comprato due catene enormi per evitare che qualcuno si porti via il mio nuovo tesoro.

Ci vorrò aggiungere un cavalletto, penso, ma il campanello è stato fatto arrivare dall’Inghilterra, il marito ne cercava uno adatto e l’ha trovato su internet. Non è perfetto? Dovete sentire che bel Dinn! che fa. Poi mi mancherà solo un bel cesto da appendere al manubrio e sarà completa.

Bicicletta 005

Ah, la bicicletta. Com’è vintage e moderna la bicicletta. Quando ero studentessa ne avevo una molto scassata che avevo ridipinto di nero e punteggiato di margherite bianche e gialle, per una mia versione delle margherite GURU che tanto andavano in quegli anni. Ci ho girato Bologna, con la mia Margherita a ruote, e ho continuato ad andare in bici anche nei primi anni di lavoro. 

Poi ho comprato casa e macchina, ho cambiato Margherita con una bici nuova e anonima, dopo il lavoro andavo a comprare mobili o pitture per sistemarmi la mia casetta e ho cominciato ad usarla meno. I figli poi hanno dato la mazzata finale, due e vicini e il tempo sempre più scarso. E loro che odiavano il seggiolino della bici, che ormai era praticamente inservibile.

Questa nuova bici voglio che segni l’inizio di una nuova fase, in cui mi riapproprio di un modo di muoversi gratificante.

Perché muoversi in bicicletta è prima di tutto un’iniezione di autostima: è solo la tua energia cinetica su un mezzo semplice che ti porta in giro, non c’è bisogno di benzina, solo le tue gambe. Senza contare le calorie bruciate. E anche se non sempre si pedala in mezzo ad aria pulita, dicono che l’aria dentro l’abitacolo della macchina sia peggio. Magari mi metterò un elegante foulard di seta a guisa di bandito del far west per filtrare le pm10, bisogna fare scelte di classe anche sulle due ruote. 

Sono fortunata, sono vicina ad una pista ciclabile che con un po’ di giri mi porta nei punti nevralgici di Bologna.  L’auto mi piace poco, e la eviterò ancora di più.

Ah, la bicicletta. Il regalo giusto al momento giusto. Perfetto.

Bicicletta 028

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