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I pensierini natalizi

Siamo al 20 Dicembre e non ho ancora fatto neanche un accenno al Natale su questo blog. Non è che qui (anzi, qui e lì, in trasferta a casa del Partenopeo) non si facciano albero e presepe o non si festeggi. Si festeggia con tutti i crismi, compresa messa di Natale a Santa Chiara, cantando Tu scendi dalle stelle come all’asilo da bambina. Ma dei regali, del cenone, degli ospiti, sono pieni i blog, con splendide immagini festose e presentazioni luculliane, e io mi beo di rimirarli e mi sento sazia e senza nulla da aggiungere sull’argomento.

Fortunatamente questo blog è per sua natura erratico e sforacchiato e sopratutto, non essendo fortunatamente un lavoro, posso permettermi di non sentire il bisogno di dire la mia sugli argomenti di rito. Leggo, immagino, e ripenso a quanto poco mi sono stressata quest’anno con addobbi e regali.

Secondo me è capitato perché ho ormai accettato il rischio di apparire poco attenta, frettolosa, non del tutto educata, ripiena delle mie fissazioni e forse anche poco generosa. Ho ammesso a me stessa che il regalo perfetto è difficile, quasi impossibile da trovare per qualcuno che non sia un familiare stretto o un amico altrettanto stretto, e una volta accettata questa affermazione mi sono dedicata a cercare regali poco indovinati che per lo meno non fossero di peso ai destinatari.

Allora in controtendenza con i consigli degli acquisti che troverete in giro, vi spiego qui come fare regalini che non rimarranno in mente a nessuno per quanto banali e semplici sono, che spariranno dalla memoria dopo pochi giorni, che probabilmente saranno considerate cosarelle poco indovinate, che faranno capire quanto poco vi siete impegnati a scovarli ma che saranno lievi per l’offerente, il ricevente e l’ambiente circostante. Non si tratta qui di parlare dei regali sentiti e voluti alla mamma, ai figli, al marito, all’amica del cuore, ma dei cosiddetti pensierini, quelli che comunque è necessario distribuire a lontani parenti e amici e tenere pronti per ogni eventualità.

La mancanza di tempo, quest’anno, mi ha evitato di mescolare improbabili miscele festive di té, di imbarattolare marmellate di mele alle spezie, di sferruzzare copritazze e scaldacolli non particolarmente riusciti e/o apprezzati. E non posso certo biasimare nessuno di non esaltarsi per i miei regali economici e autoprodotti, visto che io mi esalto poco per ninnoli natalizi e angeliche candele profumate.

Sono nel tempo arrivata ad una serena rassegnazione a proposito del cosiddetto pensierino natalizio. Va fatto, ed è pure piacevole da donare e da ricevere, ma oramai viene da me deciso e spesso anche acquistato con mesi di anticipo, ed è un regalo leggero, quasi invisibile, che sparisce, che non ingombra, che non fa sentire in obbligo, che non lascia dietro rifiuti non riciclabili, che magari concede uno sfizio extra, se la mia capacità di scovare un oggetto comunque grazioso o piacevole mi aiuta.

Cerco di scegliere una merce che sia prima di tutto un regalo per chi lo commercia, magari a scopi benefici, e lo compro in serie. Deve essere un regalo utile, di preferenza alimentare o per la cura personale, biologico, dall’imballo riciclabile. Sto magari attenta alla presenza di possibili allergenici ed evito cibi grassi e dolciumi, a meno che non siano a lunghissima conservazione, perché tengo alla salute dei destinatari e vorrei evitare di scambiare la spazzatura esterna regalando cause di spazzatura interna. Deve essere un regalo economico, perché un regalo costoso rischia di portare dietro un debito di riconoscenza che appesantisce i rapporti, perderebbe leggerezza ed, essendo per sua natura un regalo comune e poco azzeccato ingenererebbe il pensiero “Che peccato! Tanti soldi spesi per una cosa di cui non avevo necessità e che magari non è perfettamente di mio gusto!”. Inoltre il regalo economico è l’unico che mi posso permettere, e naturalmente le mie speculazioni sul costo medio del pensierino andranno nella direzione di trovare più idoneo un regalo poco costoso piuttosto che uno molto costoso.

Si tratta di oggetti che prima o poi devono sparire dalle case dei destinatari evitando di divenire direttamente dei rifiuti: il regalino, a mio parere, deve essere per eccellenza un oggetto che “non resta”, che si consuma, che lascia spazio, dignitoso e piacevole. Questo per l’assolutamente egoistico motivo che i regali che faccio preferisco che piacciano anche a me e rientrino nei miei criteri estetici e morali e che questa è la tipologia di regalino a me più gradita. Regalatemi saponette, creme per il corpo in bottiglia di vetro, olio d’oliva aromatizzato, té, tavolette di cioccolato al 70% e tenetevi i gioielli, l’argenteria e i vasi di cristallo, mi farete felice.

Quest’anno ho acquistato tutto da un’associazione locale che reimpiega nel lavoro e la trasformazione dei prodotti della terra persone a rischio di integrazione segnalate dai servizi sociali. Sono prodotti un po’ rustici della tradizione bolognese, a buon prezzo, non lo nego, ma almeno so che qualcuno comunque questo Natale sarà grato per questo acquisto.

Lo so, alla fine arriverò alla cafonaggine di impacchettare bigliettini con donazioni a terzi, e sarò per sempre bandita dal circolo delle persone per bene. Voi che mi leggete, tenetevi liberi per i Natali futuri, così lo potrò passare con voi online scambiandoci immagini di torrone e di ghirlande, a costo zero e completamente riciclabili, costruendo con l’intero budget dei mancati pensierini natalizi case famiglia alle Filippine e scavando pozzi d’acqua nella profonda Africa

Addendum. Il pensierino più indovinato ricevuto fino a ora quest’anno è stato un rotolo di carta igienica a disegni natalizi. Praticamente il regalino “leggero” ideale.

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Struffoli (miniabito)

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Natale è passato ma, non essendo quest’anno stati a Napoli a casa del Partenopeo, io di struffoli non ne ho mangiati. Il Partenopeo non li fa perché non gli piacciono e io non volevo passare le vacanze con una ciambella di palline fritte intinte nel miele che mi chiamava dalla dispensa. Ma qualcosa di struffoloso è comunque venuto fuori in quel periodo, facendo accoppiare una maglia misto cachemire dalle proporzioni poco donanti e una specie di gilet da pecorella che avevo fatto negli anni ’90 con un filato che andava di moda allora. Disfatto il gilet e usato per allungare e rendere frivolissima la seria maglia sottogiacca rosa tenue. Così gli struffoli me li porto addosso, a zero calorie.

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Riciclo mondano

Che non significa che bisogna riciclare le proprie conoscenze ma che utilizzare il tema di riciclo in occasioni sociali può essere divertente.

Ieri abbiamo concluso le nostre feste natalizie. Da due anni, dopo la Befana, organizziamo la festa del riciclo natalizio o, per dirla internazionale, il Recycle Christmas Waste Party.

Ci ritroviamo con alcuni amici per scambiarci i regali meno indovinati dell’anno ed esaurire le scorte di panettoni e cioccolatini, secondo questa formula (copio incollo dall’invito ufficiale):

Spero che tutti abbiate messo meticolosamente da parte ogni regalo non azzeccato abbiate ricevuto per questo Natale.
E’ giunto il momento di condividerli, secondo queste regole:

  • La prima regola è che non importa portare un regalo. Soprattutto non comprate nulla se non lo avete! Il tema del party è il riciclo, non l’acquisto di nuova spazzatura!
  • Non deve essere per forza un oggetto ricevuto a Natale, valgono anche altri regali che vi hanno fatto in altre circostanze.
  • Impacchettateli con materiale rigorosamente riciclato e anonimo. Per i regali senza pacchetto o incartati con materiale evidentemente nuovo vi sarà fornito materiale per riconfezionarli lì per lì.
  • Non è necessario tenere i regali estratti. Si possono a propria volta riciclare come regali ad altre persone, complice il fatto che hanno cambiato giro e non rischiate di essere traditi, donare alla pesca di beneficenza della parrocchia, destinare ad uso improprio (reggilibri, pareggiatori di tavoli, combustibile per camino).
  • Non è necessario portare un unico regalo. Se la fortuna vi ha beneficiato di più di un regalo non azzeccato, potete cogliere l’occasione di rimetterli in circolo tutti insieme.
  • Il valore dell’oggetto può essere qualsiasi, da nullo a elevato. L’importante è che proprio non sia di vostro gusto, non sappiate che cosa farvene, sia sbagliato per qualche motivo.
  • Ovviamente non valgono regali che sono già spazzatura, oggetti rotti o vecchi, per quelli c’è il riciclo creativo e l’isola ecologica.

I pacchetti anonimi vengono numerati e messi in un cesto, poi si procede all’estrazione, in genere la fase più divertente. Tutto accompagnato da un buon tè e pasticcini. Alla fine c’è una fase di scambio, molto proficua anche per cominciare a prepararsi ai regali dell’anno prossimo: “Mi cedi l’angioletto di cristallo? E’ perfetto per la zia Lina.”, “Mio cugino è tifoso di quella squadra, non è che mi daresti il guanto da forno siglato?”, “Io quel film non l’ho visto, davvero ce l’avevi già?”, etc.

E si comincia Gennaio più leggeri o almeno avendo variato l’inutilità del regalo inutile, e avendoci fatto sopra due risate e una chiacchierata, che già ne aumenta il valore. E il prossimo Natale accoglierete ogni regalo sbagliato con un sorriso perché già saprete come utilizzarlo.

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Sacchi di Natale

Ecco qui l’ultimo post prenatalizio. Avrei voluto scrivere tante altre piccole cose che abbiamo pensato, ma proprio nell’ottica di essere più Natale che fare Natale me la sono presa comoda. Mentre riposa la pasta per i tortelloni e mi riprometto di imparare a fare il pandoro in casa ecco quello che ho cucito ieri in 5 minuti liberi. L’idea mi è venuta da un blog americano che adesso non ritrovo: confezionare dei sacchi di Natale per impacchettare i regali invece di incartarli. Certo, l’idea di usare il tessuto invece della carta non è certo originale, i giapponesi poi lo fanno da secoli. Ma può diventare costosa e poco pratica e non è detto che lo scampolo venga effettivamente usato dal destinatario. La vera genialata che mi ha folgorato è l’idea di creare dei sacchi di tessuto per i regali della famiglia, da riutilizzare ogni anno. Avevo vari scampoli verdi, ci ho fatto due cuciture, lasciato i margini vivi che ad abbellirli ci penserò gli anni prossimi ed ecco un primo set dei nostri sacchi natalizi di famiglia. Oltretutto confezionare i regali così è velocissimo (e così vi faccio vedere anche un pezzo di albero decorato a calzini).

Che il vostro Natale sia un lusso del cuore!

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Vigilia di magro

Un altro passettino fatto verso un Natale condito di riflessione è di ripensare alla tradizione della vigilia di magro. Ho parlato con diverse persone, letto un po’, rivisto anche quello che cristianamente può voler dire fare un giorno di “magro” e ho ritenuto che per me non poteva andare d’accordo con il servire crostacei e salmone norvegese. Non che non mangi questi cibi, anzi, li adoro (mio marito un po’ meno, per cui non ho dovuto battagliare per far accettare la mia idea di cenone alternativo) ma rimangono cibi festosi, costosi sia per il portafoglio che per l’ambiente, visto che spesso provengono da lontano, che per il sacrificio dell’animale. Volevo regalarci una vigilia di riflessione anche su quello che mangiamo, sul nostro “utilizzo” della natura e del mondo animale, compreso quello acquatico.

Per quello la nostra cena della vigilia sarà vegetariana. Avrei voluto addirittura vegana ma alla fine fare un passo per volta è più nel nostro stile. Se volete sapere cosa alimenta questo nostro piccolo passo vi indico un paio di post, interlocutori e tra loro contraddittori, che mi hanno fatto pensare, ad esempio questo di Lanterna o questo di Lisca di ecocucina.org o questo di Depuriamo. In pratica il consumo eccessivo di carne e di derivati animali è inquinante, nocivo per la salute e non permette di utilizzare le risorse naturali in modo estensivo per produrre sufficienti cereali da sfamare una parte più estesa di popolazione. Da qui la necessità di ridurne il consumo quotidiano.

Dall’altra parte, come ho già scritto, non sono vegetariana. Ritengo che faccia parte della nostra natura e tradizione mangiare carne, e non siamo ad un punto di evoluzione in cui, in genere, riusciamo a farne a meno. Almeno non io, sicuramente altri sono più avanti di me su questa strada. Mi dispiace pensare ad un animale che muore per sfamare me e la mia famiglia ma una volta, quando una mia amica vegetariana mi ha chiesto se sarei stata capace di uccidere un animale per mangiarlo, ho risposto di sì. Questo non significa che io approvi il fatto di procurare delle sofferenze inutili ad un essere vivente, quindi il mio tentativo è di mangiare poca carne, in particolare pochissima carne rossa, e proveniente da allevamenti in cui gli animali non siano sottoposti ai veri e propri maltrattamenti dell’ingrasso intensivo. Non mangio più alcune cose, tipo il foie gras, che per loro natura non possono corrispondere a questo principio. Ho un problema con il latte, perché trovare del latte di mucche felici, per usare un’espressione de Il pasto nudo, non è poi tanto facile. Ma, come ho detto, il mio metodo è pensare, ripensare, parlarne e magari trovare piccoli spazi di sperimentazione.

Ad esempio ripensare a quei momenti che la tradizione cristiana indica come giorni di “magro”, per dare una forma a questi pensieri che a volte fanno fatica a focalizzarsi. E per sfidarmi a creare occasioni di mangiare in modo diverso. E questa, in definitiva, è la ragione per cui il nostro menù della vigilia sarà così composto:

  • Tortelloni alla ricotta fatti in casa
  • Oeufs Princesse (pensavo fosse un piatto noto ma da una rapida ricerca non è così, seguirà dunque la ricetta di famiglia)
  • Zucchine agli amaretti (queste le prepara mia mamma, per quello ha scelto una verdura non di stagione)
  • Pane fatto in casa di semola e pane al sesamo
  • Agrumi, frutta secca e di stagione
  • Pandoro

E si, è tutto qui. Si mangia già abbastanza in questo periodo, non siamo più in tempi e luoghi in cui possono arrivare reali momenti di carestia e la festa si segnala sommergendoci di abbondanza di cibo.  Avremo le luci (a led), piatti in ceramica (sulla tavola), nastri (sui tovaglioli in tessuto) e regali pensati, desiderati ed ecologicamente impacchettati (post a breve in proposito) sotto l’albero (decorato con calzini spaiati, più riciclato di così!). Sarà un Natale lussuoso, a modo nostro.

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Di nastri e broccati il tovagliolo delle feste

E di sicuro non di carta. Parliamone. Vogliamo davvero festeggiare, vogliamo davvero rendere dei giorni speciali, e non ci regaliamo il lusso di non ricorrere all’usa e getta? Saranno pur belli i nuovi tovaglioli in carta natalizi ma vogliamo mettere con il forbirsi la bocca con il tessuto? Se c’è un vero lusso a basso impatto è quello di tornare alla stoffa riutilizzabile e smettere di riempire la spazzatura di carta e plastica (anche quella di mais, e già). Li abbiamo tutti i tovaglioli, e se non ce li abbiamo andiamo in una scampoleria, prendiamo una stoffa rossa lucida e ritagliamoli con una forbice seghettata. Almeno a Natale (e per il resto delle feste e delle vacanze) tovaglioli e tovaglie mettiamoli di tessuto. Può essere anche sintetico, lucido, colorato, di quelli che vanno in lavatrice e poi non si devono neanche stirare, perché capisco che l’ansia di macchiare i pizzi e ricami della nonna può rovinare una festa. Ma tessuto, che si usa e si riusa, e rende la tavola un banchetto d’altri tempi. E il tempo di buttarli in lavatrice è minore di quello che si perde a raggiungere il bidone della spazzatura. E se il pranzo è di quelli senza il posto fisso, se si hanno ospiti per più giorni, e per il resto del tempo, che uno magari il tovagliolo se lo tiene almeno fra pranzo e cena, come si fa, che i portatovaglioli sono finiti in soffitta?

Ecco la mia idea festosa. Avete presente i nastrini delle bomboniere, quelli troppo corti per fare qualsiasi cosa, quelli tutti pastellosi, quelli che praticamente tutte conserviamo in qualche scatola e quasi mai utilizziamo?
Li ho presi, li ho intrecciati grossolanamente, ne ho fatto tanti quanti i commensali. I colori e i materiali variano, come deve essere per riconoscere il proprio, ma risultano comunque armonici fra di loro, l’effetto non mi pare malvagio e in più ho svuotato la scatola dei nastrini da bomboniera, così posso ricominciare a riempirla da capo.

(Questo post si classifica tra le eco-ovvietà ma la treccina mi era piaciuta e volevo una scusa per farvela vedere.)

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Led di Natale

Si accendono e brillano i led di Natale…..

Il Natale è periodo di festa, di lusso, di abbondanza, ed è giusto che sia così. Ma da qualche anno mi sto chiedendo se è possibile sposare tutto questo alla riduzione degli sprechi e al rispetto di questo nostro pianeta. Questo è il primo post che descrive una serie di piccole scelte in questa direzione, magari non particolarmente originali, ma che in questo momento in cui oro, luci e spese abbondano, sono semplici da fare e non perdono di vista uno stile di vita in cui il Natale voglia dire anche porre l’oro sulla paglia. Perché se è vero che un Natale senza luci non sarebbe festoso, non si può più scialare energia come un tempo, facendo finta di essere a Hollywood. Per fortuna che ci sono i led, forse un pelo meno coreografici, magari un pochino più cari, ma sicuramente più ecologici e forse più raffinati. La nostra è stata una migrazione graduale, ma ormai siamo vicini ad aver sostituito tutto il parco luci con ghirlande di led. Un piccolo regalo al nostro albero di Natale che in definitiva fa bene anche alla nostra bolletta, intesa in senso globale.


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