Mou – Il pattern

Gonna lunga, marca sconosciuta o dimenticata, top Mou, sandali di cuoio artigianali comprati in un negozietto di Alghero

Ci sono bravissime designer che partono da un’ispirazione e la seguono per creare bellezza. Sono vere artiste, e il risultato finale è dato dal dare una forma al proprio pensiero.

Quando io invento una maglia invece parto quasi sempre dalla necessità: ho bisogno di un certo capo nel mio guardaroba, ho dei vincoli da rispettare, ad esempio un filato e una quantità definita, deve essere un capo che mi doni e che abbia una manutenzione agevole, e si deve integrare bene con altri capi di abbigliamento. Io sto alle vere designer di maglia con la sartina agli stilisti di alta moda.

Mou ha una storia ricorrente nei miei modelli. Questa storia inizia anni fa: avevo una gonna, una meravigliosa gonna leggera lunga fino ai piedi, dalle fantasie sul blu, azzurro e marrone, e non avevo niente da metterci. Doveva essere un capo aderente e non troppo pesante per completare un insieme estivo. Avevo 4 gomitolini contati di un filato in cotone sabbia, un po’ lucidino. E vari anni fa ne uscì un top a trecce con la scollatura a V, corto, che scopriva l’ombelico. Ero giovane, lo portavo al mare, e la mia pancia abbronzata poteva permettersi di essere lasciata scoperta il giusto. Poi gli anni sono passati, ci sono state due gravidanze e un minimo di aplomb portato dall’età, e l’insieme toppetino e gonna gipsy non riuscivo proprio più a vedermelo. Ma quando si lavora a maglia si impara una grande lezione di vita: quello che non ti piace disfalo e rifallo come lo vuoi tu. Così fu. Ho disfatto il top, l’ho legato in matasse, lavato e con il filato ho creato un altro capo più adatto, con il doppio vantaggio di liberare il guardaroba di un pezzo che non metto più e di confezionarne un altro a costo zero.

Dovevo però inventarmi un modello che coprisse la pancia pur utilizzando lo stesso filato. Intanto, le trecce mangiafilo dovevano lasciare posto alla maglia rasata, e poi, se coprivo sotto, dovevo ritagliare un po’ sopra. Da qui l’idea dello scollo all’americana, realizzato in maniera semplicissima con il metodo top-down.

Il nome è dovuto allo scollo arrotolato, che mentre lo provavo si accomodava tutto intorno al collo ricordandomi le caramelle tonde di caramello e vagamente anche al colore. Una ragazza simpaticissima conosciuta nel gruppo sulla lavorazione top-down ne ha testato la taglia M, sto provando a calcolare le altre taglie ma se nel frattempo volete provare a farlo eccovelo qui.

Mou

  1. #1 by Tibisay on October 8, 2012 - 10:32 am

    Bravissima, hai fatto di necessità virtù!

    • #2 by Lisa on October 14, 2012 - 5:32 pm

      Quando ho dei limiti creo meglio, chissà perché…

  2. #3 by nora on October 12, 2012 - 11:27 pm

    Fare e disfare…ottima filosofia e bellissimo mou. Grazie per la istruzioni. Io sono negata per la maglia ma mia mamma se la cava. Potrei commissonarglielo oppure cominciarlo io ora per la prossima estate….

    • #4 by Lisa on October 14, 2012 - 5:33 pm

      Prego! Si può fare anche come gilet invernale, io pensavo di provarlo con un filato più pesante per vedere come viene….

  3. #5 by BaiLing on October 24, 2012 - 3:11 pm

    E’ bellissimo!
    Mi piace molto questo modello all’americana con scollo morbido!
    Come mi piacerebbe saper lavorare a maglia!!!

    • #6 by Lisa on October 29, 2012 - 11:28 pm

      Grazie! Non è mai tardi per cominciare…. 😉

  4. #7 by Ornella on March 25, 2013 - 3:36 pm

    ciao, arrivata da raverly, bellissima questa “canotta” e la spiegazione di come l’hai creata. Io purtroppo sono “fuori linea” per questi modelli, vuoi per la forma che per l’età. Ma lo suggerirò ad altre più adatte. Grazie per la condivisione.

    • #8 by Lisa on March 25, 2013 - 9:56 pm

      Prego! Sono proprio contenta che sia apprezzato!

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