Detersivo per lavastoviglie con gli avanzi di agrumi

Emergo dal mio silenzio per condividere con voi una mia scoperta entusiasmante! La scoperta l’ho fatta ormai qualche mese fa ma ho dovuto aspettare per testarla e trovare il tempo di scriverla a pezzettini. Tanto lo sapete quanto mi fa felice trovare nuovi modi di utilizzare gli scarti e produrre cose utili dalla spazzatura che pure in questo periodo frenetico ho dovuto trovare un pezzo alla volta il modo di scriverlo.
Temo di avere un’ossessione per l’ottimizzazione in cucina e non solo e se questo si traduce anche in un risparmio e nell’utilizzo di prodotti naturali per la vita di tutti i giorni succede che mi emoziono e lo racconto a tutti.
Avevo già fatto in passato tentativi più o meno riusciti di produrre il detersivo per lavastoviglie in casa ma, anche se ero abbastanza soddisfatta del risultato, l’idea di utilizzare ottimi limoni biologici per fare del detersivo mi turbava abbastanza, mi sembrava un vero peccato.
Per quello ho fatto vari esperimenti, a volte ispirandomi a consigli trovati su internet a volte andando a sentimento, e credo proprio di aver trovato una soluzione che mi lascia interamente soddisfatta sia del risultato che dell’origine delle materie prime.
Gli agrumi che passano qui per casa sono profumatissimi limoni, mandarini e arance biologici che vengono direttamente dalla Sicilia tramite il GAS e che vengono consumati in grandi quantità durante l’inverno. Io quando ho tempo uso un pelapatate per conservare la preziosa e balsamica buccia di limoni e arance, seccarla e utilizzarla per tisane serali o cucinare.
Non tutti però in famiglia sono ossessionati come me dal consumo di tutto le parti possibili degli alimenti e tanta di questa preziosa sostanza finiva direttamente nel riciclo dell’umido. Non parliamo poi dei limoni mezzo spremuti nell’acqua tiepida del primo mattino, di cui, assonnata come sono, non salvo proprio un bel nulla.
Ora invece bucce, agrumi un po’ rinsecchiti, limoni e arance mezzo spremute finiscono tutte in un capiente contenitore in frigo. E quando questo è completamente pieno lo tiro fuori perché insieme ad acqua, aceto e sale il suo contenuto serve a creare il più economico detersivo per lavastoviglie naturale che conoscete.

detersivo lavastoviglie con scarti di agrumi
Detersivo per lavastoviglie agli scarti d’agrume

Versate tutte le bucce e i frutti spremuti in una pentola capiente, pressateli leggermente e versatevi sopra acqua e aceto bianco di vino in parti uguali fino quasi a coprirli. Mettere sul fuoco e far bollire fino a che gli agrumi, punzecchiati con una forchetta, non si lascino forare con estrema facilità.
Lasciare riposare almeno per qualche ora (io lo faccio alla sera e lo lascio per tutta la notte). Se non potete procedere subito va bene tenere il composto in frigo per una giornata. Lasciando riposare il composto il liquido diventa un po’ viscoso e aiuta ad addensare il tutto.
Versate nel robot da cucina (io lo devo fare a più riprese perché ne produco tanto in una volta sola) e frullate, frullate, frullate. Così o con il minipimer, il più fine possibile. Poi se siete fanatici potete anche ripassare al setaccio o trovare un modo di rendere tutto in una crema fine: a me sinceramente se qualche pezzo di buccia un po’ più grossetto si ferma sulle stoviglie non importa, anzi, mi fa quasi piacere perché mi ricorda che io lavo le stoviglie con la buccia di agrumi bio e mi pare una gran figata rispetto alle polverine. Questa forse è la parte più lunga e barbosa, ma dipende anche dagli strumenti a disposizione.
Rimettete il tutto nella pentola e aggiungete un terzo del volume in sale fino. Una volta l’ho fatto anche con il sale grosso, ma dovete poi farlo sciogliere bene.
Scaldate fino a bollire mescolando molto vigorosamente, il sale deve distribuirsi uniformemente, travasate nei barattoli e chiudeteli subito, creando una sorta di sottovuoto.
Si usa mettendone una cucchiaiata abbondante nella vaschetta del detersivo. L’aceto e il sale aiutano il composto a conservarsi bene anche fuori dal frigo, ma se come me ne fate grosse quantità metteteli pure in frigo. Tenete solo pulito il bordo del barattolo perché se lasciato all’aria il detersivo si secca e scurisce.
Speravo che le stoviglie profumassero di agrumi, ma la realtà è che l’effetto è efficace ma inodore. Perché naturalmente già sapete che per evitare di vanificare l’effetto e trovarsi ulteriori residui chimici su piatti e bicchieri nella vaschetta del brillantante ci vanno aceto o acido citrico diluito.

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Sleek technique

sleek techniqueLa settimana scorsa ho avuto modo di provare un sistema fresco fresco sul mercato, la Sleek technique, creato da due ex ballerine che si sono conosciute all’età di 11 anni davanti alla sbarra, da quel momento sono rimaste amiche e hanno sempre desiderato durante questi anni di lavorare insieme nonostante le loro strade le abbiano divise. Terminata la loro notevole carriera nella danza classica e moderna, si sono quindi dedicate alla creazione e all’insegnamento di un metodo che unisce il potenziamento fisico alla grazia del balletto.

Hanno una serie di video in streaming accessibili dalla loro piattaforma, un dvd appena uscito, e la possibilità di fruire di classi online piuttosto frequenti e in orari tutto sommato comodi anche per noi in Italia.

Se devo definire il tipo di tecnica non è un barre puro, è molto spostato verso il balletto, ed è estremamente ben coreografato. Il tempo passa in modo molto veloce, i movimenti variano ed è necessaria un’attenzione costante per seguire ed eseguire correttamente le diverse posizioni.

Victoria e Flik hanno dei fisici mozzafiato che ti fanno venire solo la voglia di fare esattamente quello che fanno loro per essere così in forma, sono belle, estremamente gentili e alla mano, rispondono personalmente alle mail e il fatto che gli allenamenti sono sempre filmati da entrambe li rende più piacevoli da vedere perché si intuisce la loro complicità e ne viene valorizzata la coreografia. In particolare i movimenti sono meno visti che in tanti altri allenamenti, la scelta della musica è piacevole e la qualità generale piuttosto alta.

Dal punto di vista cardio sono abbastanza impegnativi pur senza essere particolarmente pesanti, il battito cardiaco va su ma i movimenti più energetici vengono spesso seguiti da esercizi più legati al tono muscolare.

Per quanto riguarda i video in streaming se un difetto posso trovarci è che l’audio a volte è un po’ confuso: per il resto sono di lunghezza variabile, fino a 30 mn, con diversi stili e target, e di vario livello.

Sono riuscita a partecipare ad una classe con Flik ed è stata una esperienza notevole. Ne dovevo fare di più ma ho avuto una settimana pazzesca e ci ho pure fatto una pessima figura segnando in un giorno sbagliato una prenotazione e scusandomi il giorno dopo per il fatto di non essere riuscita a partecipare per un problema alla mia auto quando la classe era bella che passata.

Ero molto intimidita dal mostrarmi in tenuta da danza online e prendere lezioni da una vera ballerina visto che non ho mai fatto un corso di danza classica in vita mia. Fare lezione dal vivo è molto più complesso che seguire un video, avere qualcuno che verifica le posizioni e ti corregge ti incita a controllare per bene i movimenti e di conseguenza a fare più fatica. Ma Flik è stata davvero carina e gentile, non mi sono sentita minimamente a disagio, e ora sto molto più attenta alle posizioni e gli allineamenti anche quando seguo gli streaming.

I prezzi della Sleek Technique non sono economici e c’è il grande svantaggio che anche acquistando la visualizzazione di un singolo video, dopo un mese ne scade l’accesso, quindi per me, che amo molto variare anche tra diverse discipline, effettivamente è un costo che non ammortizzo del tutto. Gli abbonamenti mensili sono piuttosto costosi (i prezzi sono in sterline) ma sono comprese una lezione live o addirittura lezioni live illimitate.

Il punto di forza della loro proposta però è che le lezioni sono acquistabili anche senza abbonamento, singolarmente, a dei prezzi abbordabili e valgono veramente il costo, specialmente per chi si allena da casa e ha bisogno di qualche indicazione per la corretta postura ed essere sicura di eseguire esattamente i movimenti, cosa che non è possibile eseguendo gli esercizi in solitudine.

Non ho provato il dvd ma penso che lo ordinerò presto. Non ne compro molti dvd, preferisco i download ultimamente anche per ragioni di spazio, ma questa tecnica mi è piaciuta molto, ho sentito usare intensamente muscoli che pensavo già forti e allenati, e penso di integrarla con i miei allenamenti settimanali, concedendomi ogni tanto qualche lezioni on-line come premio. Chi l’ha già acquistato dice che gli allenamenti lì contenuti sono molto simili agli streaming ma comunque sono originali, quindi non si sovrappongono nel caso vogliate provare entrambi.

Per provare un po’ di Sleek Technique esiste on line questo video a cui però dovete aggiungere la “colonna sonora” a parte che illustra abbastanza bene il tipo di allenamento che poi viene sviluppato in dettaglio sulla loro piattaforma. Un’altra alternativa è iscrivervi al sito, gratuitamente, si riceve il link a un video di 15 mn con i principi del loro tipo di barre.

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Imparare

Non so perché non scrivo più sul blog. Sto lavorando moltissimo, è vero, ma faccio anche altre cose. Sto con i miei figli, vado a riunioni scolastiche, cerco di rivedere qualche amico e semplifico, semplifico, semplifico. Vi vorrei parlare anche di come ho trovato soddisfazione a fare i lavori di casa, poco alla volta, come pausa creativa. Ma per farlo, devo andare avanti sulla mia strada di possedere solo quanto mi è utile e mi da gioia, per non essere oppressa dalle cose che ho intorno. Domenica ho pulito a fondo tutte le piastrelle del bagno, come non facevo da anni, e ho trovato altro da dare via.

Avere un ufficio mio sotto casa è favoloso. Hai i vantaggi di lavorare a km 0 ma non c’è il rischio di isolarsi e deprimersi passando tanto tempo nello stesso posto. La mattina si va tutti insieme alla scuola elementare, si lasciano i bimbi e poi in ufficio o dai clienti. Dovendo cambiare ambiente ho ottimizzato le mie giornate, dormo di più, mangio meglio e riesco a concentrare il lavoro e le altre attività con più efficienza. La mattina facciamo andare il roomba, la lavatrice e svuotiamo la lavastoviglie, a pranzo si stendono i panni perché prendano il sole pomeridiano sul balcone, a sera si ritirano e si fa lo yogurt e il pane. Pranzo spesso e volentieri con mio marito, che se permettete è un bel guadagno, visto che l’ho sposato per stare con lui. Le coccole dei miei figli sono la mia droga, so che sono le ultime, loro sono ormai ometti sporchi che giocano a rugby, imparano roba interessante a scuola che conta di più di quanto dicono i genitori, leggono libri e hanno un gusto hipster per quanto riguarda l’abbigliamento.

Sto facendo vita di quartiere. Chiacchiero con la postina che apprezza la mia maglietta malese, incontro i genitori dei compagni di classe dei miei figli e ci facciamo nuovi amici, di quelli con cui vai a pestare l’uva per fare il mosto con i bambini, ti prendi un caffé durante l’ora di catechismo, magari fai insieme anche le vacanze perché hai le stesse esigenze e ti trovi bene. Conosco i commessi del supermercato, gli allenatori del campo sportivo, il bravissimo viceparocco che purtroppo per noi diventerà parroco della più grande parrocchia del centro di Bologna e ci lascerà, con tanto dispiacere da parte nostra che l’abbiamo visto esibirsi in sketch e presentazioni per i bambini.

Vedo fiorire i boccioli delle rose di Ottobre nella corte del palazzo.

L’ultima sfida è riuscire a vincere il mio metabolismo poco da allodola e svegliarmi prima per fare la ginnastica di cui ho bisogno. A quel punto la mia routine giornaliera sarà perfetta. Ultimamente mi sono assestata su 3 ore settimanali di Tonique, e altre 3 ore circa di allenamenti più leggeri, come Ballet Beautiful o Susanne Bowen. A sera i miei figli guardano un’ora di Conan, ragazzo del futuro o Goldrake e se serve (e serve quasi sempre) io mi siedo ai piedi del divano e lavoro ancora. Bimbi a nanna, e la sera spesso è fatta per studiacchiare.

Ho 41 anni ora e sto studiando come non ho fatto negli ultimi 15 anni. Libri, corsi, lezioni. Il kindle mi ha reso possibile accedere a molti testi che prima dovevo aspettare che attraversassero l’oceano ma la differenza l’hanno fatta i MOOC come Coursera, il mio preferito per l’alto livello dei corsi anche se forse il più impegnativo. Dato che non ne ho particolare bisogno per fare curriculum tendo a seguire solo le lezioni ma ne esco subito con una gran voglia di applicarle al mio lavoro. Poi ho deciso di far fare uno step in avanti al mio inglese, non limitandolo a “capire e farmi capire” e ho fatto qualche lezione su Fluentify, e ordinato una grammatica nuova.

Ho fatto varie cose a maglia, ma non le fotografo. Lavoro mentre ascolto i corsi o il weekend, faccio anche piccoli progetti per eliminare un po’ di gomitoli sparsi che mi stanno dando soddisfazione. Il fatto che lavoro anche la sera non aiuta certo ad andare spediti ma dato che non ho nessun bisogno di dimostrare le mie performance in questo settore va bene così.

La vita continua a essere complicata, con il lavoro che alterna momenti di euforia e sconforto, come mi dicono sia normale. Come mi ha detto un imprenditore da poco, se era una cosa facile da fare non la chiamavano “impresa”.  Forse è per questo che in questi mesi ho cercato una routine rassicurante per la vita di ogni giorno, che mi faccia stare con le persone a cui voglio bene e ci metta quel gusto per gli scambi umani gratuiti e alla pari che alla fine ti lasciano la fiducia nel futuro più di quanto possa fare qualsiasi miglioramento della situazione economica personale e generale.

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Ballet Beautiful, répétez s’il vous plaît.

Prima di tutto vi ringrazio per i messaggi e i consigli dell’ultimo post: sto meglio, pian piano ho ripreso energie e ho ricominciato a correre come al solito. Che è un periodo in cui ho tanto da lavorare e ancora di più da gestire l’avete capito. Del resto è la vita che mi sono scelta e alcune cose forzatamente si fanno nelle poche pause libere.

Sto cercando anche di trovare un nuovo modo di continuare ad allenarmi e a tenermi il movimento nonostante le mie giornate sconclusionate. Grazie ad una offerta speciale ho provato i video in streaming di Ballet Beautiful…. e mi sono piaciuti tantissimo. Praticamente sono due mesi che non faccio altro. L’abbonamento mensile è costoso e non lo rinnoverò ma penso che acquisterò qualche video in più di quelli sempre disponibili per poter variare durante le mie giornate.

Vi avevo già parlato di Ballet Beautiful in passato ma nel frattempo questo metodo ha avuto uno sviluppo che mi è piaciuto molto. Prima di tutto il formato dei video, che variano dai pochi minuti fino a una ventina, è ottimo per infilare un miniallenamento nei buchi della giornata. Così ho preso a farne circa 30 mn la mattina, 15 quando torno dal lavoro e 15 dopo che ho messo i bimbi a nanna. Non richiedono un abbigliamento particolare, io al pomeriggio mi tolgo le scarpe e infilo dei leggings, tanto poi il resto si mette a lavare comunque. Non sono particolarmente faticosi, tranne alcuni che ti torturano i muscoli ma si sono rivelati particolarmente efficaci.

Ma la rivelazione più grande sono stati i video con gli esercizi “standing”, in piedi, che sono pensati per alzare il battito cardiaco e allo stesso tempo allenare i muscoli. Sono davvero ottimizzati, non troppo duri ma comunque alla fine ti trovi che quelle 300/400 calorie in più durante la giornata le hai consumate, almeno a sentire quello che dice il cardiofrequenzimetro che mi ha regalato il Partenopeo al compleanno.

Poi c’è lei, Mary Helen Bowers, mai abbronzata, con la sua vocina, il suo chignon e le sue scarpette, ci sono tutti i colorini pastello dei suoi body, ci sono i movimenti della danza classica e il suo vocabolario, c’è la musica classica in sottofondo e un’ombra di tutù da qualche parte che ti lasciano una sensazione di calma, leggerezza e di relax anche quando soffri per un esercizio difficile.

Per chi vuole provare ho raccolto qua sotto una serie di video gratuiti che si trovano su internet. Sono in media più leggeri di quelli a disposizione sul sito ma danno un’idea perfetta dello stile e dell’ambiente. Divertitevi, non è mai troppo tardi per aggiungere un po’ di tendus e battements alla propria giornata.

15 mn di total body toning

Gambe e glutei.

Addominali in piedi.

Ponte.

E Mary Helen Bowers in dolce attesa con la modella Lily Aldridge

 

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La forza di camminare

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Sono stata malata. Niente di grave, un virus talmente fastidioso che il primo giorno facevo fatica a stare in piedi, arrivato dopo alcune settimane di lavoro intenso su un fisico che stava soffrendo il cambio di stagione e i ritmi serrati. La febbre si è prolungata più di quanto fosse concesso dalla mia agenda per cui sono tornata alle normali e straordinarie incombenze prima che mi fossi ripresa, con il risultato di febbre serale e tosse insistente che si trascinano ancora oggi. Lunedì vado dal dottore, non vi preoccupate, stavolta mi curerò con più criterio.

Oltre alla prostrazione fisica questa malattia mi ha portato prostrazione psicologica, tanto che, appena mi fermavo dalle corse quotidiane, occupavo il mio tempo piangendo. Non era cambiato nulla di sostanziale dalla settimana prima, stesse preoccupazioni, stesse sfide, stesso quotidiano. Eppure ero preda di una tristezza profonda che non riuscivo a far passare. L’ho visto capitare ad altre persone, una depressione associata ad un senso di debolezza dopo una malattia un po’ più invasiva del solito ma per me era la prima volta.

Dopo 3 giorni di questa routine, lavoro pianto pianto lavoro e occasionali litigate con il resto del mondo che non capiva me e i miei drammi, ero davanti a quei punti di svolta della vita di tutti i giorni: il pavimento del mio appartamento da lavare. Non c’era nessun altro che poteva fare quel lavoro in quel momento e dovevo pulire quella patina grigia lasciata sul parquet  da una settimana di malattia e riorganizzazione straordinaria per andare avanti perché di lì a poco sarebbe passata una persona.

Ho posato lo straccio umido in terra e ho cominciato a strofinare, concentrandomi per trovare da qualche parte la forza per non sentirla l’incombenza più pesante dell’universo. Mi è venuta in mente una frase di San Paolo “E’ quando sono debole che sono forte”, che poi è un concetto che con diverse sfumature si trova in diverse religioni e filosofie. Altre volte mi era servita in momenti in cui le energie sembravano abbandonarmi ma questa volta suonava vuota di significato. Ho cominciato a ripeterla come un mantra mentre lo straccio scorreva per terra e io andavo comunque avanti lentamente ma affrontando man mano nuove zone della casa.

Ho pensato come a volte può essere difficile fare un passo in avanti. Camminare è un’azione molto complicata, in fondo si mettono in moto muscoli di tutto il corpo, equilibrio e volontà. Ci viene facile perché fin da piccoli mettiamo un passo davanti all’altro ma ci sono momenti in cui lo diamo meno per scontato. La mia forza nella debolezza può essere continuare a camminare.

Quel giorno ho poi incontrato tante persone con delle storie complicate, che richiedono molta forza, davanti a cui affrontare un pavimento da lavare è veramente un’impresa ridicola. Ma anche per loro mettere un passo davanti all’altro diventa la loro forza.

Oggi non ho pianto. Ho fatto un po’ di ginnastica, le coccole ai miei figli e messo a posto la cucina. Camminare. Questo pomeriggio ho promesso di fare un gioco “lungo” con loro e ho due o 3 cose di lavoro da finire. Camminare. Ho chiacchierato un po’ con il partenopeo. Stasera taglierò i capelli ai miei uomini piccoli con la macchinetta mentre guardano i cartoni animati.

Camminare. Oggi avevo anche fra le priorità della mia lista scrivere un post per il blog: invece di parlare di estetica del minimalismo, come pensavo, vi lascio questa mia piccola storia che mi viene più urgente da scrivere di tanto altro.

 

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Lo stretto necessario

http://www.flickr.com/photos/reneeanddolan/

Come vi dicevo, sono ripartita con il fare spazio, il liberarmi di quello che non mi serve e mi occupa e mi preoccupa. E ho trovato un nuovo stimolo nel semplificare ulteriormente quello che ho: quando vedo un oggetto non lo vedo più da solo e sulla sua generica utilità decido se mi serve o no. Ora, lo guardo insieme ai suoi compagni e mi chiedo “Quanti me ne servono?”.

Quante lenzuola mi servono? Quanti strofinacci? Quante penne? Quante coperte? Quanti pettini?

La maggior parte delle volte, è una domanda nuova. Le 21 penne che ho trovato alla prima ricognizione per casa mi hanno fatto pensare. Molte non funzionavano, ma la maggior parte era lì perché erano entrate in casa e nessuno si è mai messo il problema se ci servissero o no. Almeno 21 volte.

Voi ormai dovete pensare che io abbia una casa essenziale e minimalista come quella dei giornali. Non è così: ho una piccola casa disordinata e piena di molta roba vintage tipo libri, cd, dvd.  Mi pare che più elimino, meno compro, più possiedo. La prima volta che ho avuto questa sensazione è stato quando la ditta per cui lavoravo ha cominciato a non pagare più gli stipendi: sapevo che ce la saremmo cavata ma era chiaro che avrei dovuto rinunciare ad acquistare beni futili per un po’ di tempo. Ho preso la mia ansia e l’ho portata davanti al mio armadio e lì mi sono resa conto che avrei potuto non comprare più abiti per anni senza che mi mancasse di che vestire.

In un primo luogo questa riflessione mi ha consolato. Forse sarei stata un po’ fuori moda ma non necessariamente stracciona. Poi mi è subentrato un senso di angoscia al pensiero di rimettere sempre e continuamente quegli abiti. Erano tanti, e alcuni non li amavo. Non mi stavano bene, non li mettevo. Perché ne avevo più di quanti ne potessi considerare il giusto numero? E ancora, qualcuno avrebbe potuto considerare il mio guardaroba appena sufficiente, invece in quel momento in cui perdevo la sicurezza economica lo sentivo paradossalmente come un peso. Oggi i miei vestiti si sono ridotti alla metà ma non sono ancora soddisfatta.

La mia casa dunque è tutt’altro che sobria e vuota e c’è ancora da fare. Non tutto dipende da me e il mio desiderio di semplicità non sembra contagiare troppo gli uomini di casa. Inoltre non apprezzo in toto l’estetica minimalista. Amo gli oggetti, non amo l’ordine perfetto. Ma vedo fagotti di cose in più che se ne vanno e mi sento come mi fossi fatta un regalo.

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Tovagliette americane in papiro

Chissà cosa mi è passato per la mente quando ho acquistato quella rocca di fettuccia di papiro e cotone su e-bay. Forse che richiamasse il lino e potessi usarla per una fresca canotta estiva. Invece mi arriva questo filato piatto di un grigio argento meraviglioso, liscio al tatto ma troppo rigido per essere usato per l’abbigliamento.

E’ rimasta lì un poco finché non ho riesumato delle vecchie schede del giornale Pratica che penso di avere da almeno 20 anni e lì c’era uno schema per tovagliette all’americana semplici ma con una giusta alternanza di diritto e rovescio a creare un bell’effetto grafico e variazioni di luminosità sul filato che mi sono piaciute molto.

E’ diventato il mio progetto che riempiva i buchi tra un lavoro e l’altro, specialmente d’estate quando lavorare la lana era meno piacevole. Intanto che pensavo al progetto successivo ci infilavo una tovaglietta, pochi giorni era finita e si passava ad altro, e quando abbiamo aperto il nostro ufficio avevo 5 tovagliette perfette per l’angolo relax e il caffé di metà mattina.

Per questo mi ricordano il mare, quel grigio è variegato come granito sardo e sono felice di aver scoperto un nuovo filato naturale, anche se poco adatto all’abbigliamento.

Ne sono orgogliosa perché sono stranamente molto adatte all’arredamento dell’ufficio e perché c’è qualcosa di speciale avere sul posto di lavoro dei piccoli tocchi fatti a mano, da me medesima, perché secondo me le giornate a sviluppare software hanno tante sfaccettature e per non farle diventare fredde e asettiche bisogna circondarsi comunque di persone e oggetti cari, caldi e con una storia.

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Gennaio

Dal blog di Suzanne Bowen

Non ho fatto buoni propositi quest’anno ma da quando sono tornata da Napoli, il giorno dell’Epifania, qualcosa è comunque cambiato. C’erano stati già dei presupposti ma l’esigenza di riorganizzare la mia vita era impellente.

A Novembre abbiamo preso e attrezzato un piccolo ufficio luminoso per la nostra attività e abbiamo avuto un paio di richieste, gradite (il lavoro è sempre gradito per un’impresa che deve crescere) ma impellenti. Ho ricominciato a lavorare di più fuori casa e con gli altri. E lavorare tanto tanto, con scadenze strette. Piccoli punti fermi che avevo ormai inserito nelle mie routine sono saltati e ho dovuto riorganizzarmi.

Un esempio, il movimento: avevo quasi smesso di allenarmi e stavo cominciando a riprendere peso, complici anche un paio di inconvenienti sotto Natale che ci hanno tenuti chiusi in casa la maggior parte del tempo. I miei allenamenti intensi mi lasciavano stanchissima e spesso se trovavo il tempo mi mancava la voglia. Allenandomi sempre meno lo trovavo sempre più faticoso, in un circolo vizioso che incideva anche sul mio umore.

A me Gennaio piace, però mi stanca. Mi ricordo vari anni in cui arrivavo a fine Gennaio con tanta voglia di andare in letargo. E’ il freddo, le feste appena passate, la poca luce. A Gennaio vorrei seguire il mio istinto e girare con lo scialletto bevendo brodo caldo ma quasi mai è possibile. A Gennaio vorrei tanto un camino e una poltrona enorme in cui sprofondare e tempo libero da sprecare senza sensi di colpa. Ma a Gennaio questo non è mai possibile, la vita continua e a volte ancora più piena e veloce del solito.

A Gennaio ho cambiato tecnica: più calma, scelte più realizzabili, meno cose. Ho lasciato momentaneamente Tonique e ho voluto provare le routine di Suzanne Bowen, tornando alla sbarra, più soft. Ho approfittato di uno sconto online e mi sono abbonata alle sue classi che si possono seguire in streaming; ho cominciato anche a seguire i suoi piani di allenamento, molto fattibili in termini di tempo e di fatica. Così non devo scegliere, non devo organizzarmi, non devo pensare. Calcio via le scarpe, mi metto un paio di leggings e seguo pedissequamente quello che mi si propone quel giorno. E devo dire che mi trovo bene, è efficace: mi pare che i muscoli rispondano, mi sento soddisfatta e sicuramente mi tengo più in forma che a stare ferma.  Meno ma con costanza, è diventato il mio mantra.

A Gennaio mi sono anche messa un po’ a dieta. Inutile nascondersi, brucio meno calorie stando più ferma e questi 2 kg che ho preso, uno per mese, non andranno via da soli. Sono tantissimi anni che non faccio una dieta, non è roba per me, ma anche qui, ho bisogno di sapere cosa mangiare ogni giorno: sono troppo stanca per seguire il mio istinto e tendo a confondere i segnali del mio corpo a causa delle tensioni.

A Gennaio mi sono resa ancora più conto di non aver tempo di stare dietro agli oggetti e ho ripreso a semplificare quanto possiedo. Non c’è giorno che non elimini qualcosa, vendendolo, donandolo o riciclandolo. E’ diventata un’abitudine quotidiana di questo mese, svuotare. Ho liberato ripiani e cassetti e vedere del vuoto mi fa sentire meglio, come se poi fosse tutto più semplice da gestire. Ne ho bisogno e ne approfitto per far finta di diventare, un giorno, realmente semplice e leggera.

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Copritevi!

Arriva il freddo e si accendono i riscaldamenti. I siti di risparmio energetico dicono di tenere la temperatura in casa sui 18/19 gradi ma io non conosco molti che tengono questa temperatura qui a Bologna. Entro nelle case e vedo gente vestita in modo leggero, maglioncino e calzini, e il riscaldamento altissimo. Entro nelle case e anche io rimango in magliettina: è inverno ma dentro casa fa un gran caldo. Non è necessario, non fa bene al pianeta, non fa bene al portafoglio ma si fa. Vorrei in questo momento parlare a chi ha il controllo della propria caldaia e può scegliere: copritevi! Di materiali raffinati e caldi, coprite la vostra casa di tessuti isolanti, muovetevi un po’ di più e abbassate quel benedetto termostato.

Io sono freddolosa. Tanto freddolosa. Il primo anno a Bologna d’inverno uscivo con i pantaloni di lana e sotto un paio di collant di filanca, un paio di lana, i calzettoni e gli stivali con il pelo, maglia di lana, doppio maglione, giaccone, cappello sciarpa e guanti. Non scherzo. Il termostato del mio appartamento variava tra i 22 e i 23 gradi. Eppure sono riuscita ad abbassarlo senza soffrire: ecco la mia lista di consigli dettati dall’esperienza e un po’ meno ortodossi del solito per consumare meno per riscaldare casa ma vivere meglio. Stavolta di va sul lusso quotidiano ad alto livello, attenti che bisogna impegnarsi.

Investite in maglioni a collo alto con una buona percentuale di cachemire o alpaca e magliettine di seta o misto seta a maniche lunghe da tenere a pelle. Sono leggerissimi, caldissimi, e davvero lussuosi. Accarezzano il viso.  Anche se servono solo per stare in casa, certo: chi l’ha detto che in casa bisogna mettersi solo cose vecchie e brutte? Io poi sotto metto dei leggings e calzettoni di lana, ma ho il parquet e adoro stare scalza e comoda. Altrimenti è importante isolare i piedi dal pavimento: vanno bene anche dei tacchi da casa, così siamo chic dalla testa ai piedi. Lana, lana, lana. Collant morbidi sotto i pantaloni o calzettoni inguinali. Bellissimi, all’inglese o a piccoli disegni. Per gli uomini i pantaloni in velluto a coste sono caldissimi e molto comodi. No, niente tuta e brache del pigiama: sono brutte e non tengono neanche tanto caldo.

Fatevi una selezione su youtube di HIIT (high intensity interval training) da pochi minuti e infilate un paio di sneakers. Mettere un timer e ogni ora fare 5/10 minuti di allenamento intenso. Questo è il consiglio migliore di tutti: non costa nulla, scalda parecchio e brucia calorie. Se il tempo è limitato non fate neanche in tempo a sudare, solo a scaldarvi, lo so che tiravate fuori la scusa della doccia per evitarlo.

Non c’è nulla che scaldi più le budella delle bevande calde. E’ ora di shopping per l’inverno di tisane e té esotici. Dato che ci siete ordinatene anche per fare i regali di Natale, secondo il mio personale concetto che il regalo che non resta, non occupa spazio ma regala una bella esperienza è sempre il regalo migliore. Scaldano, idratano e sono buone.

Deumidificate. Questa è una scoperta recente: spesso accendevo i riscaldamenti per far andare via l’umidità che riempiva la casa se pioveva per più di un giorno e magari ero pure costretta a stendere i panni in casa. Ora ho un impianto con inverter e lo uso per deumidificare la casa anche d’inverno, altrimenti ci sono delle apposite scatolette o dei piccoli deumidificatori portatili che sono economici e funzionano bene. Migliora l’aria, si evitano muffe e non c’è bisogno di alzare la temperatura.

Se non siete passati al piumino per la notte, fatelo. E spegnete i termosifoni almeno mezz’ora prima di andare a dormire, naturalmente.

A questo punto applicate tutto quello che vi dicono i siti seri ma fatelo coperte di cachemire e pura lana, sorseggiando un té raffinato mentre accavallate le vostre gambe tonificate dall’esercizio fisico. Non viene voglio di abbassare subito di un altro grado?

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Acqua preziosa

http://www.flickr.com/photos/johnkay/

Ogni anno mi stupisco ma quando facciamo la raccolta dei dati annuali dei contatori dell’acqua per ogni appartamenti per il condominio scopro che la nostra famiglia ha sempre uno dei consumi più bassi, poco superiori a chi vive da solo.

Se pensate la cosa non è affatto scontata: non usiamo né tovaglioli né fazzoletti di carta né piatti usa e getta, laviamo tutto perché usiamo soprattutto prodotti riutilizzabili, beviamo acqua di rubinetto filtrata dalla caraffa (lo so, ma è calcarea e non è bevibile senza) e, addirittura, facciamo spesso il bagno invece della doccia. Dovremmo avere un consumo di acqua superiore agli altri invece non è così.

Vi assicuro che il mio stupore è reale: ci laviamo per bene quotidianamente, beviamo, facciamo una lavatrice al giorno e laviamo la casa e i nostri piatti, ve lo assicuro, non viviamo sporchi e selvaggi allo scopo di risparmiare acqua. Mi viene però da pensare che la gestione di tutti i giorni deve avere un maggior impatto sui consumi che queste altre attività.

Io ho vissuto in Sardegna fino ai 18 anni e lì, per forza, ho imparato a non dare l’acqua corrente per scontata. Nonostante la tragedia appena capitata, l’acqua era una rarità in certi periodi e in certi luoghi. Naturalmente anche i sardi usano tanta acqua nella vita di tutti i giorni come gli altri italiani, ma la sensazione che ad esempio nei periodo caldi si potrebbe rimanere senza non mi è passata venendo a Bologna. Non so se è questo ma mi viene spontaneo cercare di risparmiare l’acqua che usiamo e probabilmente sono quei piccoli gesti che producono la riduzione più grande.

Ho cercato di fare mente locale alle azioni che usiamo in casa quando abbiamo a che fare con l’acqua e ve le elenco sotto, magari potrete trovarci qualche spunto e condividere i vostri trucchi per imparare a vicenda.

La lavastoviglie. Dicono che faccia risparmiare acqua e visti i nostri risultati probabilmente è vero. Mettiamo tutto in lavastoviglie, al ciclo minimo, in genere più che sufficiente. Non prelaviamo, puliamo solo dai residui, ma se le pentole sono sporche le mettiamo nel lavello così lo sporco si ammolla con gli sciacqui delle verdure o l’acqua di scolatura della pasta che è efficacissima contro l’unto. Se una pentola è particolarmente incrostata la rimetto su un fornello acceso piena d’acqua e bicarbonato e praticamente si pulisce da sola.

Evitare di disperdere l’acqua corrente. Un rubinetto aperto inutilmente mi fa venire letteralmente l’ansia. Sono capace di attraversare la casa per chiudere il rubinetto lasciato aperto dai bambini mentre si lavano i denti, lavo le verdure in una terrina, raccolgo l’acqua dell’ultimo risciacquo nel lavello e metto una bacinella sotto l’acqua che scorre in attesa che diventi calda per raccoglierla e usarla per lo scarico o per annaffiare.

Inserire i riduttori e usare un soffione regolabile per la doccia. E anche le docce, il tempo giusto per lavarsi, tanto mica abbiamo tanto tempo da perdere sotto l’acqua. Un bel massaggio a secco prima, lavare e sciacquare bene e così si riesce poi a mettere la crema!

Usare sempre il tasto “breve” dello scarico del water. No, non arriviamo fino a non scaricare se si tratta di liquidi, penso che mi capite, anche se qualcuno lo consiglia come pratica ecologica. Non ce la faccio, puzza e mi fa senso, anche se a volte i miei bimbi in questo sono più ecologici di me e mi lasciano le sorpresine in bagno per la fretta di tornare a giocare. Però sogno un sistema di riciclo fatto bene che utilizzi l’acqua della doccia per lo scarico e intanto c’è una bacinella o un secchio carino nascosto sotto un mobile pieno dell’acqua raccolta dai rubinetti aperti o alla fine di un bagno per non sprecarla e la utilizzo in alternativa al solito bottone, così uno al giorno se ne risparmia.

Un panno in microfibra ben strizzato è un antibatterico superiore a litri di acqua. E’ un buon modo per pulire i pavimenti in modo efficiente ed ecologico, specialmente se come me avete il parquet che mal tollera gli eccessi d’acqua. Alla fine si lascia in ammollo in acqua bollente e un po’ di sapone, oppure si può rigenerare bollendolo dentro a una pentola e facendogli fare un giro di lavatrice, senza ammorbidente s’intende.

Il ciclo breve della lavatrice è per la maggior parte delle volte sufficiente per un buon lavaggio. Aggiungete due palline per il detersivo invece di una per sbattere meglio i panni e l’efficacia del lavaggio aumenterà senza usare troppa acqua o temperature troppo alte. Così i tessuti si rovinano di meno e i vestiti durano anche di più.

Questi sono i punti che mi sono venuti in mente, forse in realtà sto dimenticando qualche cosa di fondamentale. Spesso mi viene detto che ad abolire l’usa e getta si spende di più perché ci vogliono risorse per lavare gli oggetti. Forse è vero ma come vedete il bilancio alla fine è positivo anche per i consumi: basta avere sempre presente che l’acqua è preziosa e va usata con rispetto e parsimonia.

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